Connected Health

Connected Health: a che punto siamo?

Connected Health: a che punto siamo?

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Sono ancora troppo poche le aziende “Life Sciences” impegnate nella produzione di servizi dedicati alla sanità connessa. Questo è quanto emerge dal rapporto pubblicato a fine marzo dal “Capgemini Research Insititute”, il quale sostiene che solo il 16% delle aziende stia testando o abbia sviluppato tecnologie dedicate alla sanità digitale.

Tuttavia, lo stesso report, prevede, per il prossimo quinquennio, un aumento di circa il 40% di soluzioni approvate, visto l’impatto positivo che la sanità digitale sta dimostrando di avere, in tutti i campi clinici. Le nuove tecnologie avranno non solo la possibilità di monitorare pazienti già malati, ma di prevedere possibili future patologie. Naturalmente, come già ben conosciuto le applicazioni terapeutiche della medicina “digitale” sono praticamente infinite, e toccano principalmente i campi delle malattie neurologiche, quali Alzheimer, sclerosi multipla, ed epilessia, ma anche patologie cardiovascolari, oncologiche e respiratorie.

Il report prevede, come già ricordato, che nei prossimi cinque anni, la medicina digitale faccia un vero e proprio balzo in avanti, in quanto almeno il 50% delle aziende attive nella “Life Sciences” ha in agenda l’implementazione delle proprie strutture per la produzione di strumenti per il telemonitoraggio ed il teleconsulto.  

Quali sono i vantaggi?

Tutti questi strumenti impattano sul sistema sanitario, permettendo una drastica riduzione dei tempi di attesa per il paziente, e garantendo allo stesso, ed al medico, la stessa qualità della visita in presenza. Inoltre, con la telemedicina, il paziente verrà monitorato periodicamente dal medico che, tramite app ad hoc, verrà avvertito di ogni cambiamento dei parametri vitali o biologici del paziente.

Da tempo Paginemediche persegue la mission di sviluppare una piattaforma di orchestrazione per l’erogazione di servizi digitali propri o forniti da terzi, a beneficio sia dei pazienti sia dei medici. Tuttavia, nell’ambito generale, al momento, sono ancora poche le aziende, e sono soprattutto quelle di grandi dimensioni, che hanno sviluppato o hanno progetti di “Connected Health”.

Il dato forse più preoccupante è quello che indica che solo poche aziende hanno le competenze digitali, tecnologiche e relazionali necessarie per il successo delle iniziative di “Connected Health”. Ad esempio, solo un quarto utilizza l’intelligenza artificiale per eseguire l’analisi predittiva dei dati in tempo reale provenienti da prodotti “indossabili”, mentre una percentuale ancora minore, il 21%, dispone di centri ricerca adatti a favorire innovazione, sinergie e best practice in ambito di sanità connessa.

Tra le competenze tecniche di cui si registra la maggiore scarsità ci sono realtà aumentata e virtuale, capacità sistemiche e interoperabilità, ingegneria e design incentrato sulle persone.

Cosa possiamo fare?

Al fine di migliorare la maturità in materia di Connected Health e accelerare lo sviluppo di casi d’uso, Capgemini ha identificato sei aree principali di intervento:  

  • Definire una strategia commerciale per la sanità connessa in linea con i piani di portfolio già stabiliti;
  • Progettare servizi di Connected Health per ottenere valore e risultati quantificabili;
  • Costruire un ecosistema per promuovere la condivisione e l’interoperabilità dei dati all’interno e all’esterno dell’organizzazione;
  • Aggiornare le competenze in materia di dati, scienza del comportamento e sviluppo agile;
  • Centralizzare governance, modello operativo e strutture finanziarie per promuovere la crescita e il coordinamento normativo della sanità connessa;
  • Costruire un ecosistema di Connected Health che garantisca struttura e protezioni, ma senza rinunciare a innovazioni aperte.

Digitalizzazione del Patient Journey e servizi di Digital Health

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